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Feb 08

La lezione di Pinuccio Tatarella

 TATARELLAA quindici anni dalla scomparsa, avvenuta improvvisamente a Torino l’8 febbraio 1999, a Bari presso i saloni dell’ l’Hotel Palace e’ stata ricordata la figura e l’opera di uno dei principali esponenti e interpreti politici della Destra italiana nella seconda metà del Novecento, Giuseppe – detto     Pinuccio” – Tatarella (1935-1999).  Introducendo la serata, il coordinatore nazionale e presidente dei senatori del PDL Maurizio Gasparri, ha spiegato che l’iniziativa nasce e va inquadrata all’interno di una fase politica del Paese particolarmente confusa e contraddittoria come quella attuale. Riscoprire l’opera di Tatarella, uno dei primi convinti teorici del bipolarismo e del presidenzialismo forte in Italia, in questo senso può apparire  davvero opportuno e particolarmente utile proprio per uscire dall’impasse che sembra avere paralizzato l’attuale sistema parlamentare. Il merito principale di Tatarella, per Gasparri, è stato senz’altro quello di ‘aver modernizzato’ la vecchia destra postfascista aprendola al contributo dei cattolici e del ceto medio moderato e grosso modo conservatore più in generale, di orientamento comunque anticomunista: così nel 1995, durante il congresso fondativo di Fiuggi, nacque Alleanza Nazionale. Finalmente, dopo anni, anzi decenni di malinconico ‘nostalgismo’, in Italia scendeva in campo un partito ufficialmente conservatore, orgogliosamente ‘di destra’, in grado di aggregare trasversalmente un largo consenso sui temi-tipici della cultura e della tradizione politica della Destra europea: unità nazionale al servizio di una ‘comunità di destino’ che trova il suo collante non nei confini della geografia ma nella fede e nella storia dei propri genitori e antenati, libertà d’iniziativa per i singoli e per i corpi intermedi (a cominciare dalla famiglia, difesa e valorizzata come istituto naturale) contro ogni statalismo, quindi promozione delle identità locali, civili e religiose. Per questo, ha ricordato ancora Gasparri citando Tatarella, “Destra e sinistra sono alternativerappresentano valori alternativiil centro non è un valore. Euna zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistraospita passeggeri quando una delle due rive è debolerimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti”.

A seguire, l’ex ministro Raffaele Fitto, rievocando la sua esperienza  con Tatarella ha sottolineato che “egli è sempre stato convinto che il 60-65% degli italiani si riconosca in un area moderata e, comunquenon voglia la sinistra al governo”.  Ma Tatarella fu anche abile ‘tessitore’ di alleanze politiche nuove e allora considerate persino spregiudicate, come quella con la Lega Nord su cui ben pochi erano disposti a scommettere e che molti, anzi, vedevano con sospetto. Soprattutto, per lui “sarebbe stato un reato politico dividere larea dei  moderati,  utilizzando spazi impropri” come oggi invece tentano di fare taluni in cerca di visibilità e protagonismi (evidente il riferimento alla singolare vicenda umana e politica di Ginfranco Fini).

In conclusione, Marcello Veneziani, scrittore, giornalista e da sempre partecipe cronista delle sorti della destra italiana, ha ricordato come quello che nell’attuale scenario forse manca di più di Tatarella è proprio la sua “visione nobile ma forte della battaglia politica” che è anzitutto battaglia delle idee e quindi battaglia culturale da riempire con contenuti forti e appassionati ma ragionati, non per niente una delle sue frasi preferite era: “più che le tessere mi interessano le intelligenze”. E’ insomma, mutatis mutandis, un altro modo di chiamare alla difesa di quei princìpi non negoziabili (perchè universali) che sono alla base di ogni società forte e ne garantiscono la sua sopravvivenza anche nei periodi più difficili della storia. Toccherà ora ai vecchi discepoli di Tatarella tradurre questo ‘esigente lascito’ in una strategia politica operativa e di lungo respiro che non sia solo in grado di opporsi all’avversario neutralizzandone l’eventuale carica eversiva, se non rivoluzionaria, ma sappia anche costruire un consenso popolare radicato, e dunque profondamente motivato, intorno ai suoi programmi e alle sue proposte.

 

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